Roberto Rup Paolini
É in occasione del periodo in residenza alla Casa degli Artisti che Roberto Rup Paolini apre le porte dello studio e della sua immaginazione. Cresciuto nel cinema di famiglia, l’artista fin da piccolo viene influenzato dal linguaggio cinematografico che lo porterà a iniziare una carriera da regista. Al lavoro sull’immagine in movimento Rup accosta la pratica pittorica, di cui si potranno osservare i lavori più recenti, dedicati all’esplorazione di emozioni profonde e le contaminazioni dell’immaginario nel reale.
Buonanotte giorno
Nella penombra della luna il mio corpo giace, rallentato. Il respiro profondo si libera dentro e fuori, inspiro – arricchisco, espiro – restituisco. Lascio andare i pensieri che nella mente si rincorrono e man mano una sensazione di leggerezza mi pervade portando il corpo a fluttuare, leggero, osservatore distante del mondo. In quale dimensione sto entrando? Cosa vede la mia mente? Gli occhi, ormai, sono abbracciati dalle palpebre. E con il sonno provare a dar termine agli affanni dell’animo e alle altre infinite miserie ereditate della carne.
È proprio in questo momento di passaggio che Roberto Rup Paolini si muove e crea.
Lo sguardo si allontana dalle forme del mondo e si volge alle forme della mente che finalmente possono manifestarsi e in cui il linguaggio interrompe le connessioni logiche razionali, e diventa simbolico. Nel crepuscolo l’artista riconosce il momento magico in cui le temperature si invertono, gli uccelli tacciono, e il sole e la luna si guardano. Nel confine tra il giorno e la notte Roberto Rup Paolini trova lo spazio per accedere a emozioni profonde, al regno delle tenebre, in cui il sogno è realtà e l’immaginazione emerge, spontanea come una fonte. È questa l’indagine che appassiona l’artista, rifacendosi a immagini legate alla cultura popolare e al linguaggio comune, per risvegliare un processo di coscienza e consapevolezza condiviso.
Nei dipinti di Rup si trova la stessa intensità di un manto di stelle e la meraviglia della luce al tramonto. Le sue tele infatti sono abitate da cieli e astri, pianeti e nuvole, realizzate da un gesto che l’artista lascia il più spontaneo possibile, ritrovando nelle sue opere quella pittura tonale di accostamenti e contaminazione di colori. Da questi cieli emergono talvolta figure di animali antropomorfi o personificazioni del sole e della luna, sempre stagliati in sfondi sfumati e profondi.
Una presenza animale che ritorna è l’uccello, l’essere vivente più vicino al cielo, che nelle traiettorie del suo volare svela i misteri del mondo. L’uccello assume qui un valore simbolico di una ricerca profonda, un’esigenza di assoluto in cui il mondo terrestre diventa sempre più lontano, lasciando alla terra la sua logica razionale e le convenzioni sociali, per avvicinarsi sempre di più alla libertà.
In questa sensazione di magia libera Rup porta alla coscienza un altro elemento di passaggio si lega al mondo dell’infanzia attraverso la favola, il gioco, i miti e i racconti.
Con l’istallazione immersiva realizzata durante la residenza, le parole, le azioni e le immagini trasformano con l’invito a entrare fisicamente in un’altra dimensione grazie ad un rifugio di lenzuola, portando il fruitore alla dimensione dell’infanzia.
All’interno si trova un oggetto antico costruito abilmente dall’artista: un teatro ottico ovvero un dispositivo creato a fine ‘800 per proiettare immagini e che precedette il banco ottico dei fratelli Lumière, ricreando quella sensazione di meraviglia e magia.
L’invito costante dell’artista sta nell’esplorare le zone profonde della coscienza assaporando i momenti di passaggio, di penombra e di incertezza in cui molte inquietudini vengono a galla e si allontanano. L’opposizione del buio alla luce cade nel lavoro di Rup per lasciare uno spazio aperto e di potenziale scoperta, richiamando quel momento in cui l’immaginazione è vissuta come nell’infanzia o nel dormiveglia.
Testo critico di Rosa Cascone