RESIDENZA

Carta Rampante e Attrezzo Disegnante

11 — 21 novembre 2024

residenza terminata

Progetto speciale su invito

Per la quarta edizione della Milano Drawing Week, la Collezione Ramo (Disegno italiano del XX e XXI secolo) ha prodotto la mostra Carta Rampante e Attrezzo Disegnante di Manuel Scano Larrazàbal (Padova, 1981), ospitandolo a lavorare in residenza. Questa mostra si colloca all’interno della continua ricerca di artisti che oggi sperimentano su carta e centrano la loro pratica su questo fragile e potente materiale.

Una delle tecniche usate da Manuel Scano si potrebbe definire una sua declinazione del tradizionale acquerello. L’artista rovescia sul foglio l’inchiostro con cui si riempiono i pennarelli direttamente dalla bottiglia e poi, con un secondo foglio di carta, tampona il primo. La carta inondata di colore comincia ad asciugare e lascia emergere le prime tracce dovute alle diverse quantità di liquido che assorbe. Mentre l’inchiostro si asciuga crea forme e segni, su cui poi vengono versati nuovi strati di acqua e inchiostro. Dopo diverse aggiunte di colore, l’artista applica il secondo foglio per asciugare le zone rimaste umide. Di fatto Manuel Scano trasforma così l’azione della carta che tampona in quella propria del pennello. Questa tipologia di inchiostro è sempre solubile all’acqua, e permette sia di continuare ad aggiungere colore in momenti successivi, sia di continuare a toglierlo attraverso l’assorbimento dovuto alla sovrapposizione.

L’idea di far ruotare su sé stessa questa grande carta acquarellata, che la rende rampante verso l’ambiente circostante, ha come scopo la valorizzazione della sua natura leggera. Allo stesso tempo il foglio così trattato diventa materiale altro, si inarca, si piega, allontanandosi dal suo aspetto originario dopo aver respirato e reagito all’acqua, all’aria e all’inchiostro. L’opera si espande così nello spazio e muovendosi sospesa innesca un’interazione da parte dello spettatore. Non esistono in questo lavoro i concetti di fronte e di retro, anche se l’artista parte da un lato e l’altra parte risulta dal caso. Essendo la grammatura della carta piuttosto spessa, per l’artista non è possibile, infatti, calcolare con precisione l’effetto che produce dall’altro lato rispetto a dove inizia.

Il confronto con il caso caratterizza anche l’attrezzo disegnante: questa installazione semovente si centra su una rete di fili da pesca tirati da motori di ventilatore che azionano i pennarelli come fossero marionette. Le bacchette di legno disposte tra i pennarello e i ganci hanno la funzione di variare il tipo di movimento immediato che si conclude con il segno lasciato dalla punta colorata sulla carta. La bacchetta è anche un oggetto scultoreo, una sorta di omaggio estetico a Calder e Mirò, un pensiero d’amore per questi autori, un chiaro riferimento ai mobiles, che causa l’oscillazione del pennarello, di 360 o 180 gradi, in modo che non sia mai ripetibile allo stesso modo. L’artista, per arrivare a questo risultato, ha provato quindi un pennarello dopo l’altro, procedendo a sistemare quello successivo e il tipo di giro della bacchetta.

Il controllo si arresta davanti alla casualità con cui la punta del pennarello incontra il foglio di carta sottostante che può prendere diverse angolazioni e tempistiche. L’artista considera concluso il suo intervento quando l’azione del pennarello lasciata al caso è sufficientemente varia rispetto alla parte da lui programmata.
L’attrezzo disegnante continua a creare sul foglio per tutta la durata della mostra, assumendo ogni giorno un aspetto diverso fino alla sorpresa finale che testimonia come il disegno oggi possa seguire dinamiche singolari.

 

TESTO DI IRINA ZUCCA ALESSANDRELLI
Curatrice della Collezione Ramo e della Milano Drawing Week

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