Manuel Scano Larrazàbal risponde alle domande di Irina Zucca Alessandrelli, curatrice della Collezione Ramo

Dai una definizione di cos’è il disegno per te.

Per me, il disegno è sempre stato il modo più naturale e spontaneo di pensare. Disegnare mi
permette di catturare un attimo, un segno che è unico e irripetibile. All’inizio, usavo il mio corpo per
creare questi segni; poi ho iniziato a usare le macchine. Queste mi hanno aiutato a prendere una
certa distanza fisica ed emotiva dai segni stessi, generando tracce che non appartengono né a me
né alla macchina, ma si trovano a metà tra il caso e l’intenzione.
Le macchine mi permettono anche di sovrapporre segni nel tempo, ogni disegno è composto da
queste tracce raccolte nel corso di un arco temporale, creando una sorta di archivio disordinato del
passare del tempo.
Benché in sé i segni sembrino simili, ognuno ha una sua unicità, dovuta a variabili che non possono
essere del tutto controllate o replicate. Trovo poetico il fatto che ogni istante sia pieno di microscopici
momenti irripetibili, e le macchine che costruisco, specialmente quelle per disegnare, mi ricordano
sempre che, nonostante l’apparente ripetizione, ogni segno e ogni gesto è un evento unico.

Quali tecniche e processi creativi utilizzi quando lavori su carta?

Il mio processo di lavoro si basa sull’affrontare il senso di divertita inadeguatezza che provo di fronte
al non sapere che cosa accadrà esattamente quando inizio a lavorare a un nuovo disegno. Ogni
volta è un’opportunità per scoprire qualcosa.
Nel 2015 ho iniziato a creare una serie di opere che esplorano il comportamento dell’acqua e del
colore su carta. Per questa serie ho usato acqua, inchiostro e carta macerata per assorbire e
muovere il colore sui fogli a terra, creando degli acquitrini che, seccandosi, rivelano man mano la
validità o meno dell’esperimento. Mi avvicino a questo processo come farebbe un bambino che gioca
con le pozzanghere, senza sapere esattamente cosa sta facendo, ma mettendoci tutto se stesso,
senza preoccuparsi del risultato. Questo processo per me è come un gioco, e penso che l’essenza
stessa della giocosità sia l’apertura a qualsiasi cosa possa accadere.

 

         

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