Giuseppe Cavaleri (Catania, 1994) è laureato in Filologia moderna presso l’Università di Catania e attualmente vive a Milano.
Dal suo lavoro di tesi sul poeta David Maria Turoldo, è stato pubblicato un estratto nella rivista Quaderni XII (Inschibboleth, 2019). Collabora con i lit-blog “Poesia del nostro tempo” e “Almapoesia”.
I corpi santi (Interno poesia, 2024) è la sua raccolta di esordio.
Tre libri di poesia importanti per la propria formazione
Peace&Love di Simone Cattaneo
Verso le stelle glaciali di Tommaso Di Dio
Divina Commedia di Dante Alighieri
Epitaffio
In memoria di Wang (Paolo)
Balconi fili alberi viali negozi panchine autobus pizzerie,
Piazza Angilberto trasformato da parcheggio a piazza,
con le aiuole ben definite i tavoli da ping pong ben piantati.
In tutto questo il mio bar resiste, continua
e io faccio quello che fa un bar: caffè, cornetto, cappuccio
poi a sera spritz, birra, spacciatori in sosta, arabi sulla soglia.
E di nuovo la mattina. Così da otto anni, forse per sempre.
Ma un tizio che conoscevo, a cui avevo prestato dei soldi,
viene in apertura, prende un caffè e poi fuori la Beretta:
non basta pararmi dietro il bancone, non basta
mi buca la testa, si riempie di sangue il pavimento.
Una lava densa si scioglie si propaga, si fonde
un fiume di male con l’aria tagliata dell’alba.
Poi mia moglie che viene a sapere, mio figlio dalla portiera, le urla
risalgono dai corrimano del palazzo, dalle trombe degli ascensori.
Io non so più da che parte stavo – se ero tra i buoni
o sgomitavo tra i cattivi – in questo angolo
di mondo dove m’era capitato di finire: qui, Corvetto,
periferia sud Milano, lontano da Hangzhou,
dal grande Lago dell’Ovest e dall’Atollo delle Fate,
dall’umido delle palafitte e dalla foga dei turisti.
Ricordo solo che ero nato Wang e mi chiamavano Paolo,
che al pomeriggio la gente in piazza di me s’era già scordata,
però qualche fiore sulla saracinesca era spuntato.