Where’s daddy – L’esercito israeliano sta utilizzando sistemi di individuazione e tracciamento basati su AI. Il sistema principale si chiama Lavender: è in grado di confrontare quasi istantaneamente una serie di parametri pre-impostati. Un volto è associato a un profilo Facebook e questo a un numero di telefono, a una serie di spostamenti sul territorio e di incontri con altre persone. Se la somma di questi parametri porta a un certo risultato, il soggetto in questione entra nella kill-list. Qui entra in gioco il secondo sistema di AI, Where’s daddy?, che si occupa di eliminare gli obiettivi. Si chiama così perché si è deciso che aspettare che i potenziali obiettivi militari rientrino a casa propria, insieme alle loro famiglie, sia la strategia più efficace per eliminarli, bombardando l’intera abitazione: in questo modo si eliminano anche i figli e dunque potenziali altri attuali o futuri obiettivi militari. La tolleranza riguardo i danni collaterali ritenuta accettabile è di 100 a 1: per ciascun obiettivo militare è tollerabile che vengano eliminate altre 100 persone. Il tempo a disposizione del soldato che deve approvare il bombardamento, una volta individuato l’obiettivo, è di 20 secondi.
Il calcolo – Perché un’argomentazione sia fondata, c’è bisogno di dati. Senza dati, nessun discorso è considerato legittimo. In questo modo, si riduce il discorso, qualunque discorso, a un processo. E, ogni processo, quando è giunto a perfezione, è un calcolo. Secondo questa linea di pensiero, il calcolo è custode unico e sincero della verità e della giustizia, unico angolo dell’umana condotta al riparo dall’umana volubilità del pensiero. Non è dopotutto l’uomo un “animale razionale”?
Il corpo – Quel resta fuori dal calcolabile, e dunque vero, di ogni discorso sono la poesia, la preghiera, il grido: spazi dove la parola prende carne e ossa e vibra forte e non importa più a nessuno quel che dice, ma solo come lo dice e quanto forte. Gestualità vocali che non riducono la voce a parola, dove la parola non scompare nel suo significato. Questi sono gli spazi del corpo che si fa voce, soglia di trapasso fra il pensiero e la carne, aria che vibrando dentro di noi si fa cosa fuori di noi.
La rappresentazione – C’è una radice comune fra i solchi di Lascaux e una radiografia, fra il Napoleone di Jacques-Louis David e un avatar su Instagram: sono tutti tentativi che l’essere umano fa di duplicare l’essere umano attraverso una immagine del suo corpo. E questi tentativi sono pubblici, cioè, essendo immagini, o anche solo segni, sono messi nel mondo a disposizione di altri, possono essere visti e interpretati. Questa “immagine pubblica”, che è la storia delle rappresentazioni che l’essere umano fa di sé, non è innocua: perché un uomo che guarda un quadro di Napoleone, cambia la sua idea di ciò che un uomo è, nel bene o nel male. L’umanità si compie nella sua rappresentazione.
Il rappresentare, un tempo, era gesto rituale, si faceva in segreto e si nascondeva in chiesa o al fondo di una caverna. Questo stesso gesto, che ha perso oggi il suo spessore simbolico per trasformarsi in un atto quasi automatico e banale, ogni volta che accade, continua a cambiare ciò che l’essere umano è e ciò che sarà.
La digitalizzazione – Lo spazio digitale non è neutrale né libero: è un luogo costruito e regolato da sistemi di potere e profitto, dove la rappresentazione diventa strumento di controllo e sorveglianza. Il mondo digitale che stiamo contribuendo a costruire, giorno dopo giorno, è un sistema progettato e governato da aziende private, il cui obiettivo naturale è il profitto.
Le rappresentazioni del mio corpo, non solo visive, creano una “identità digitale” che esiste in modo diverso da come esiste un mio ritratto appeso sopra il divano. Ora questa mia identità digitale, insieme a quella di tutti gli altri, crea una comunità, un nuovo mondo con regole proprie, leggi proprie, buone maniere e maleducazione. Proprio come nel mondo “reale”. Questo corpo-senza-corpo, che è la rappresentazione digitale del corpo proprio ha una rilevanza notevole per la nostra vita quotidiana, muovendosi in uno scarto ontologico fatto di sole altre rappresentazioni, che però contano per davvero: gli obiettivi militari individuati e uccisi dal sistema Where’s daddy? sono corpi tangibili, anche se a essere tracciate sono state le loro rappresentazioni digitali.
Resistenza – Il mio progetto consiste in una ricerca sul corpo umano al tempo della macchina digitale: la sua sporcizia e inutilità, la sua grassa e pigra irrilevanza, il suo sistematico essere in errore. Voglio esplorare l’errare inteso come divagazione, e considerare la divagazione come spazio fecondo. Indagare il corpo come residuo dell’umano, come rifugio e avanzo, come scarto della macchina perché non sufficientemente performante, è per me indagare l’umanesimo contemporaneo. La sua condanna, la sua salvezza.